Nell’attesa che gli spedizionieri trovino un uso improprio della blockchain avendo saltato a piè pari quanto sta in mezzo tra lei e la mail, mi piace fare l’elogio del Telex.
I vetero-spedizionieri avranno un brivido, un sussulto di orgoglio e di emozione.
Eh sì, il Telex aveva innegabili vantaggi rispetto al tanto amato fax e la fascinosa mail.
Che cosa?
Ma la banda perforata, naturalmente! Era uno strumento meravigliosamente digitale.
Poi si è passati al fax e alla velocissima e immediata posta elettronica. Beh, all’inizio, con le linee che c’erano, neanche tanto immediata direi, ma va bene lo stesso.
E così, nell’illusione della modernità, si è andati verso un peggioramento, piuttosto che un miglioramento.
Con il telex si potevano inviare messaggi strutturati (odette, edifact, cargo-imp, ecc. esistevano già!) che potevano essere acquisiti a destino ed elaborati automaticamente.
Ma no, vuoi mettere un bel messaggio scritto con la Olivetti Lettera 22, con la Adler, o la modernissima IBM a testina rotante, e mandarla via fax a qualcuno nel mondo che la ricopiasse su qualche registro o documento?
Se ci pensate bene è stato il trionfo dell’analogico e dell’inefficienza!
È vero, i computer costavano moltissimo, negli anni 80 un pc costava quasi un anno di stipendio, ma quanti anni di stipendi sono stati sprecati per inutili attività da copisti?
Quanto ci è costata in termini di business la nostra inefficienza e scarsa competitività?
Siamo nel 2018, a Genova è caduto “il ponte”, che cosa ci vuole ancora, un meteorite per cominciare a pensare in termini di efficienza e automazione dei processi?
Non sono cose alla sola portata delle grandi aziende, ma alla portata di tutti noi.
Purtroppo le soluzioni “fai da te” o “del figlio di mio cuggino che di computer ne sa e gli do 50 euro e lo fa” non vanno tanto bene.